Fisioterapia

La protesi di ginocchio: Tipologie ed interventi

07 FEBBRAIO 2020

LA PROTESI DI GINOCCHIO:  TIPOLOGIE ED INTERVENTI

La protesi è un dispositivo artificiale finalizzato alla sostituzione di una parte del corpo mancante (o alla integrazione di una danneggiata) per cause acquisite, vedi evento traumatico, o per cause congenite, restituendo immagine corporea e funzionalità. Esistono due tipologie di protesi: le esoprotesi (esterne) con il compito di sostituire la morfologia e, in parte, la funzionalità di un arto amputato e le endoprotesi (interne), componenti sostitutive di articolazioni o porzioni di esse ad impianto esclusivamente chirurgico che restituiscono funzionalità all’articolazione.

Questi dispositivi devono essere composti da un materiale molto robusto, capace di sopportare i carichi ed allo stesso tempo facilmente lavorabile per adattarsi al meglio alla morfologia ossea del paziente in compatibilità col corpo umano. I materiali metallici offrono la miglior risposta a queste esigenze, in particolar modo due macro-famiglie: gli acciai inossidabili, utilizzati eminentemente nelle regioni che vengono fissate all’osso mediante una speciale resina, e le leghe di cromo e cobalto usate per le parti che strisciano durante il movimento. Tra le strutture metalliche viene di solito interposta una struttura in polietilene che facilita lo scivolamento e la biomeccanica articolare.

In ambito ortopedico esistono varie tipologie di endoprotesi studiate per sostituire diverse componenti scheletriche (spalla, gomito, anca, colonna vertebrale, ecc.), ma, in questo elaborato verrà esaminata una delle articolazioni più interessate a queste tipologie di innesti: il ginocchio.

Notoriamente, tale articolazione, risulta essere la più grande e complessa del corpo umano ed il suo compito è quello di dare mobilità e stabilità; la struttura ossea si articola nell’epifisi distale del femore, nell’epifisi prossimale della tibia e dalla rotula. Tra queste superfici si formano due articolazioni: la prima tra la superficie anteriore dell’epifisi femorale (o troclea femorale) e la superficie posteriore della rotula, detta femoro-rotulea e la seconda, tra femore distale e tibia prossimale, detta appunto femoro-tibiale. Quest’ultima è composta dai due condili femorali di forma convessa e dai condili tibiali che superiormente formano una regione denominata piatto tibiale, la quale, mediante la presenza dei menischi mediale e laterale, assume una forma concava e accoglie le convessità dei condili femorali andando e creare una maggiore congruenza articolare. Le superfici ossee che partecipano alle articolazioni sono ricoperte da cartilagine, un tessuto connettivo elastico che assolve sostanzialmente a due funzioni: ammortizzare le sollecitazioni e gli urti ed eliminare l’attrito tra le ossa delle articolazioni. La stabilità legamentosa è garantita dai legamenti collaterali mediale e laterale i quali hanno il compito di limitare i movimenti del ginocchio sul piano frontale e dai legamenti crociati anteriore e posteriore che fungono da limite a tutti i movimenti del ginocchio gestendo così le forze di taglio prodotte dalla flesso-estensione.

Quando le componenti sopra citate sono così danneggiate da compromettere la funzionalità articolare con conseguente dolore che limita le attività quotidiane del paziente, si ricorre all’intervento chirurgico di innesto di un’articolazione artificiale sostitutiva. Le cause possono essere molteplici, ma la più comune di tutte è l’artrosi, una patologia degenerativa articolare cronica ad eziologia multifattoriale che colpisce inizialmente la cartilagine articolare per poi riflettersi sulle altre strutture anatomiche come ossa, legamenti e muscoli. La patologia, purtroppo, può essere primitiva aut secondaria a malformazioni congenite aut a deformità acquisite a seguito di fratture articolari. Si conoscono diverse tipologie di protesi di ginocchio: le monocompartimentali e le totali. Il primo caso prevede la sostituzione di un solo versante articolare (spessamente il femoro-tibiale mediale), mentre nel secondo vengono sostituite totalmente le superfici articolari.

Le protesi totali a loro volta enumerano vari sottoinsiemi:

• CR: in cui si conserva il legamento crociato posteriore per poter sfruttare la sua funzione di perno centrale del ginocchio. Sono utilizzate raramente poiché presentano diversi svantaggi legati al difficoltoso bilanciamento legamentoso;

• Menisco mobile: il crociato posteriore viene sacrificato e la sua funzione stabilizzante viene ovviata mediante l’utilizzo di un inserto ad elevata congruenza;

PS: in questo caso viene sostituito il crociato posteriore con un sistema di stabilizzazione posteriore. Viene richiesta per necessità l’integrità dei legamenti collaterali;

• CCK: è una protesi semi vincolata che ha una stabilità intrinseca, indicata in caso di instabilità legamentosa o marcata deformità del ginocchio;

• Vincolata: si utilizza nella fattispecie di gravi deformità ossee ed è una protesi a cerniera che ha un solo grado di libertà e offre una minore articolarità.

In questi casi la protesizzazione della rotula è opzionale in quanto non vi è evidenza scientifica che dimostri la migliore soluzione con annessi benefici d’una rispetto l’altra, affidando così la decisione al chirurgo ortopedico di competenza che delibererà in relazione al caso. Nel caso di protesi monocompartimentale avremo un intervento meno invasivo in quanto non vi è resezione di tendini e muscoli e vi è una ridotta perdita di sangue con un dolore ridotto dopo l’intervento: per conseguenza diretta del fatto, si avrà una riabilitazione più rapida. La problematica di questa tipologia è che si può utilizzare solo nei pazienti in cui è danneggiato un solo versante articolare. La protesi totale è molto più comune dal momento che la casistica di pazienti con entrambi i versanti articolari da sostituire è maggiore, pur presentando un intervento più invasivo con una ferita chirurgica più estesa una resezione di tendini e muscoli che variano a seconda della tecnica utilizzata ed un maggior dolore che rallenta la riabilitazione. Per concludere: la protesizzazione è un campo in cui la ricerca scientifica porta a dei risultati sempre più soddisfacenti ed efficienti con lo scopo di emulare quasi completamente le articolazioni che si va a sostituire; il numero di questi interventi ogni anno cresce notevolmente, apportando così una migliora qualità di vita dei pazienti che, in fin dei conti, è rappresentazione dell’obbiettivo prefisso da ogni professionista in ambito sanitario.



Stefano Nizza, Dottore in Fisioterapia