Fisioterapia

Il Morbo di Osgood-Schlatter

Il morbo di Osgood-Schlatter

28 APRILE 2020

Il Morbo di Osgood-Schlatter



L’osteocondrosi è una patologia degenerativa caratterizzata da alterazioni necrotiche (morte delle cellule e, di conseguenza, del tessuto) dei nuclei di accrescimento ossei dovute probabilmente a disturbi di tipo vascolare.
Può colpire le epifisi (estremità delle ossa lunghe) o le apofisi (sporgenze ossee da cui origina o s’inserisce un tendine) ed interessare vari distretti ossei tra cui, per esempio, le vertebre dorsali e cervicali, la testa del femore ed alcuni metatarsi; a seconda del distretto osseo che viene interessato, la patologia viene classificata con un nome ben preciso.

Il morbo di Osgood-Schlatter (il nome deriva dai primi due chirurghi che hanno studiato e descritto questa condizione, lo statunitense Robert B. Osgood e lo svizzero Carl B. Schlatter) noto anche come apofisite tibiale anteriore è un’osteocondrosi dell’apofisi tibiale anteriore, una prominenza ossea situata sulla tibia appena sotto l’articolazione femoro-tibiale, sul quale si inserisce il tendine rotuleo.

Questa patologia colpisce prevalentemente i soggetti in età adolescenziale, di sesso maschile tra i 10 e 15 anni e femminile tra gli 8 ed i 13, a causa dell’elevata attività osteogenica che si ha in questa fase della crescita.
Si manifesta frequentemente nei soggetti che praticano sport quali la corsa, il salto, il basket, la ginnastica ed il calcio ed è spesso monolaterale (bilaterale nel 20-30% dei casi).
Queste attività portano ad una situazione di stress meccanico sulle strutture e, se il processo di ossificazione della tuberosità tibiale non è ancora completo, si rischia che, a seguito delle continue sollecitazioni date dal tendine rotuleo, questo tenderà a spostarsi dalla sua sede e ad ossificarsi al di fuori di essa, portando quindi alla comparsa di una protuberanza ossea.

A favorire lo sviluppo di questa condizione vi possono essere una predisposizione ereditaria oppure uno squilibrio tra la crescita del sistema scheletrico e l’apparato muscolo-legamentoso: ciò si verifica quando ad un rapido accrescimento delle ossa non corrisponde una pari evoluzione dei muscoli e legamenti.

La diagnosi si basa prevalentemente sulla valutazione clinica, ma può essere supportata da esami strumentali quali una radiografia in proiezione laterale per rilevare se è presente un distacco osseo, una problematica inserzionale o un evento traumatico a carico del ginocchio; in alcuni casi possono anche essere utili una TAC o una RM.

Il soggetto lamenta dolore in corrispondenza della sporgenza ossea sita sulla parte superiore della tibia, che si esacerba alla pressione sulla zona e alla contrazione attiva del muscolo; inoltre, vi è la comparsa di tumefazione.

Questa problematica tende a risolversi spontaneamente in corrispondenza del completamento della crescita ossea: si predilige pertanto, nella quasi totalità dei casi, un trattamento di tipo conservativo.
La cosa più importante è il riposo con riduzione o addirittura astensione da quelle attività fisiche che riacutizzano la sintomatologia; in caso di dolore insopportabile che impedisca di svolgere le normali attività quotidiane è consigliabile l’utilizzo di ghiaccio più volte al giorno, di antidolorifici e di terapie fisiche quali laserterapia e tecarterapia che contribuiscono alla riduzione dei processi infiammatori.
Anche l’allungamento dei tendini del ginocchio, lo stretching della catena muscolare posteriore e il rinforzo del quadricipite possono migliorare il quadro, andando ad elasticizzare il muscolo ed a migliorare la coordinazione tra il quadricipite ed i suoi antagonisti.

Se questa patologia viene trascurata può causare dolore anche dopo il completo accrescimento, rendendo necessaria la chirurgia con il fine di rimuovere frammenti o distacchi ossei.




Stefano Nizza, Dottore in Fisioterapia