Nutrizione

L’ALCOOL: ALLEATO O NEMICO?

L’alcool: alleato o nemico?

01 MARZO 2020

l'alcool: alleato o nemico?

Quotidianamente o no, gran parte di noi consuma bevande alcoliche per i più disparati motivi: un buon vino bianco con del pesce, una birra davanti ad una partita di calcio, un amaro dopo una cena non troppo fit. Ma sappiamo veramente cosa abbiamo ingerito? Prima di dedicarci all’aspetto nutrizionale e salutare, vediamo alcuni numeri inerenti agli alcolici.

Sotto l’aspetto sociale, il consumo delle bevande alcoliche è socialmente accettato ed è parte integrante della cultura e della tradizione italiana: per questo motivo esse sono diventate un prodotto largamente utilizzato in Italia. Altro aspetto che ha permesso il grande consumo di queste bevande nel nostro paese, è quello economico: il vino, infatti, rappresenta uno degli elementi trainanti dell’economia italiana, generando un fatturato annuo di 12 miliardi di euro impegnando circa 450'000 aziende agricole ed agricoltori.

Pur essendo un gioiellino della nostra economia (e di quella di molti altri paesi nel mondo) il consumo di alcool rappresenta un importante problema di salute pubblica, risultando responsabile in Europa del 3,8% di tutte le morti e del 4,6% degli anni di vita persi a causa di disabilità attribuibili all’alcool. Infatti, se da una parte un basso consumo di alcool è stato associato ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari (delle quali parleremo più avanti in questo articolo), dall’altra parte è stato osservato che un consumo di alcool a qualsiasi livello può determinare danni agli individui e alla società. Questi danni concernono i problemi connessi all’intossicazione acuta (che rappresenta il principale fattore di mortalità prematura tra i giovani a causa delle correlazioni dirette con l’incidentalità stradale) ed i problemi connessi ad un suo consumo prolungato che facilmente determina dipendenza e aumenta il rischio di contrarre patologie importanti.

Dopo questo piccolo quadro socio-economico, entriamo nel vivo del nostro articolo.

Il costituente più abbondante delle bevande alcoliche è l’acqua (varia dall’80-90% fino al 50-70%), ma, di certo, la nostra “amata” H2O non è la molecola che li caratterizza: questo compito spetta all’etanolo, o alcol etilico. Questo composto, nonostante apporti 7kcal/g consumato, non si può considerare un nutriente, poiché le calorie apportate da questi sono prive di finalità funzionali e metabolicamente utili. L’etanolo è una sostanza tossica e cancerogena, tant’è che lo IARC (International Agency for Research on Cancer) l’ha classificata nel gruppo 1, ovvero “sicuramente cancerogena per l’uomo”.

I “danni sociali” causati dall’alcool sono dovuti in primo luogo dalle intossicazioni acute, poiché il suo effetto sul sistema nervoso centrale può alterare funzioni fisiche e mentali portando così a non solo problemi immediati sulla salute, ma anche a comportamenti incontrollati e di conseguenza causare incidenti; ed in secondo luogo da un suo consumo prolungato che induce assuefazione e crea dipendenza creando così effetti negativi sulla salute dell’uomo le cui cure graveranno sul sistema sanitario.

“Ho sentito dire che un bicchiere di vino al giorno fa bene al mio cuore” Facciamo chiarezza su questa credenza errata. Gli alcolici, vino e birra in primis, contengono discrete quantità di fenoli (20-50mg/100ml in birra; 150-400mg/100ml nel vino rosso), composti ritenuti responsabili dei possibili effetti cardioprotettivi di un consumo moderato di bevande alcoliche. Questo perché i fenoli sono molecole biologicamente attive e hanno dimostrato di possedere un’attività antiossidante, antinfiammatoria e antiaggregante. Diversi studi, inoltre, mostrano una relazione inversa tra il loro consumo e il rischio di patologie cardiovascolari, neurodegenerative e alcuni tipi di cancro.

Vi starete chiedendo “allora perché è una credenza errata?”. La risposta è semplice: i numerosi studi epidemiologici svolti su queste molecole hanno dimostrato che il loro assorbimento è scarso e di conseguenza il loro ruolo di protettori è stato notevolmente ridimensionato. Le concentrazioni di fenoli, raggiunte in circolo dopo il consumo di quantità moderate di alcolici, sono troppo basse per dare effetti biologici positivi rilevanti; se pensiamo poi che questi effetti benefici quasi invisibili dati dal consumo moderato di bevande alcoliche sono accompagnati dagli effetti tossici dell’etanolo e di tutti gli altri possibili contaminanti che possono essersi sviluppati durante il ciclo di produzione, risulta evidente come queste bevande non abbiano in nessun modo effetti positivi sul nostro organismo.

Componenti spesso erroneamente considerati “nocivi” o comunque interpretati come sinonimo di una scarsa qualità del vino, sono i solfiti. Questi, sono sali inorganici con proprietà antiossidanti e conservanti e vengono per questo motivo utilizzati come additivi nell’industria alimentare. La FDA (Foos and Drug Administration) ha definito sicuro il loro utilizzo nel vino, ma una piccola percentuale della popolazione, meno dello 0,5% di quella totale e circa il 5% della popolazione composta solo dai soggetti asmatici, risulta sensibile al consumo di questa sostanza e può, di conseguenza, manifestare reazioni allergiche più o meno gravi, rendendo la presenza di solfiti potenzialmente pericolosa.

Ma come si suol dire, è la dose a fare il veleno…in tutte le cose.
 

Riccardo Alfieri