Nutrizione

ENTOMOFAGIA: L’IMPORTANZA NUTRIZIONALE DEGLI INSETTI

Entomofagia: che cos’è ed importanza nutrizionale

17 GIUGNO 2020

Entomofagia: che cos'è ed importanza nutrizionale




Diventata ormai una moda “da viaggiatori”, l’entomofagia è un tipo di alimentazione seguito da moltissimi secoli e da moltissime persone nonostante sembri così lontano dall’alimentazione di noi europei.
Che cosa significa “entomofagia”? È un regime dietetico che vede gli insetti come alimento base.

Forse alcuni di voi hanno avuto la fortuna (o sfortuna) di assaggiare uno o più insetti durante qualche viaggio, ma credo che una buona parte dei nostri lettori al solo pensiero di mangiare una cavalletta, un millepiedi o uno scarabeo, rabbrividiscano. Ripercorriamo ora la storia di questo tipo di alimentazione per capire come mai è nato e perché, a seconda del luogo in cui viviamo, l’entomofagia rappresenti la normalità o un qualcosa di singolare.

Questa storia inizia con i nostri primi antenati cacciatori, i quali osservando gli animali notarono che molti di essi cercavano determinati insetti per nutrirsene. Anche gli uomini della preistoria allora iniziarono a cercare questi insetti, sempre diversi, e a mangiarli così da scoprirne i diversi sapori. Pian piano questi piccoli animaletti entrarono a far parte della nostra dieta, o come alimento di base o come ricercata squisitezza. Le cicale rappresentavano un alimento di lusso tra gli abitanti dell’antica Grecia, mentre per gli antichi romani erano una prelibatezza le larve di scarabeo.

Ma se erano considerati così buoni oltre che un alimento di lusso, perché adesso (soprattutto noi europei) non li consumiamo e spesso rabbrividiamo all’idea di mangiare gli insetti?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo andare a trovare altri nostri antenati risalenti a più di 10.000 anni fa che vivevano nella Mezzaluna Fertile: in questa zona mediorientale i primi nomadi cominciarono a insediarsi definitivamente, poiché la fertilità del suolo permise la nascita e lo sviluppo dell’agricoltura. A causa dello sviluppo dell’agricoltura, gli insetti hanno abbandonato le nostre tavole e hanno cominciato ad essere visti come parassiti che distruggevano i raccolti; a questo fattore si aggiunge il fatto che l’uomo ha cominciato a cambiare il suo comportamento alimentare mano a mano che ha imparato a coltivare i cereali (e tutti gli altri vegetali) e ad allevare gli animali, facendo diventare questi i principali alimenti consumati con la dieta.
Con la sempre maggiore crescita della popolazione e l’urbanizzazione dell’occidente, ci siamo allontanati sempre di più dal nostro passato da entomofagi e raccoglitori, fino al punto che per alcuni l’idea degli insetti ha suscitato ribrezzo (per non parlare del pensiero di metterli in pentola!).

Questa, però, non è l’idea e la percezione degli insetti che hanno oltre 2 miliardi di persone sparse in tutto il mondo che consumano quotidianamente più di 2000 diverse specie di insetti che costituiscono gran parte della loro dieta.
Le popolazioni che consumano maggiori quantità di insetti vivono nei paesi tropicali: le varie specie da loro consumate sono di grandi dimensioni e tendono a formare raggruppamenti, rendendo così molto più semplice la loro raccolta.
Gli insetti non vengono semplicemente consumati interi ma possono anche essere lavorati per ottenere sfarinati, resi in polveri o paste da aggiungere agli altri alimenti come condimento.
La Cambogia, ad esempio, nel sud-est asiatico, è famosa per i suoi mercati dove si possono comprare le tarantole, che una volta catturate vengono fritte; nel sud dell’Africa viene invece consumato un verme, il quale viene bollito in una salsa speziata e poi salato; in Messico è comune gustare cavallette tostate aromatizzate con aglio, sale e limone.

Allontaniamoci un attimo dal fronte del “gusto” (che è assolutamente soggettivo) e riflettiamo sul loro valore nutrizionale.
Gli insetti contengono fino all’80% di proteine, che sono "mattoncini fondamentali" che costituiscono il muscolo scheletrico del nostro corpo; sono ricchi di grassi, indispensabili per trarre energia dagli alimenti; non mancano inoltre i micronutrienti come i sali minerali e le vitamine che contengono discrete quantità di fibra.
Molto importante è il loro grande contenuto di ferro, uguale o addirittura superiore alla quantità che è contenuta nella carne di manzo, che li rende una importantissima risorsa ancora non sfruttata a dovere: la carenza di ferro è il più comune disturbo della nutrizione in tutto il mondo. Per questo motivo l’entomofagia può essere una soluzione a basso costo per lo sviluppo dei paesi che ancora oggi soffrono di carenza di cibo. Per questi paesi, produrre insetti potrebbe portare ad un aumento della qualità di vita poiché essi necessitano allevamenti molto piccoli, che sono meno costosi e allo stesso tempo molto più produttivi rispetto agli stessi spazi e le stesse risorse se fossero impegnate nell’allevamento di bestiame.
Inoltre l’allevamento degli insetti risulta essere molto meno dannoso per l’ambiente rispetto a quello di bestiame: essi producono meno gas serra, necessitano di meno spazio, meno cibo e meno acqua. Possono addirittura essere allevati nei rifiuti organici (bucce di frutta, residui di verdure) che al contrario marcirebbero nelle discariche biologiche.

Tornando al gusto, ci siamo fatti dire da alcune persone che hanno assaggiato queste prelibatezze che sapore hanno. A quanto pare i vermi della farina ricordano molto le nocciole tostate; i grilli possono essere assimilati al gusto dei pop-corn; le locuste hanno sapore simile ai gamberetti.

Probabilmente molti di voi ancora non si sono convinti ad inserire nella loro dieta gli insetti o i loro derivati, nonostante l’importante valore nutrizionale di questi nostri piccoli amichetti; ma non è da escludere completamente l’idea di un assaggio, perché chi lo sa…magari scoprirete finalmente qualche piatto saporito nuovo!




Riccardo Alfieri