FITNESS Aerobica
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Aerobica a cosa serve

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Le origini della disciplina trovano fondamento alla fine degli anni ’60 negli Stati Uniti dove un dottore in medicina dell’Oklahoma introduce per la prima volta il concetto di “aerobica”. Grazie ai dettami di cui al suo miglior testo, “Aerobics” (1968), il lettore può istruirsi approfonditamente per prendere conoscenza dei benefici della attività aerobica sul sistema cardiovascolare. Il Dottore in questione, Kenneth Cooper, inventò un test molto efficace che tutt’oggi viene utilizzato nelle scuole per valutare la condizione fisica di un atleta, amatoriale e non, sulla base di una massima e potenziale copertura di corsa in 12 minuti. Gli esercizi del dott. Cooper prevedevano un coinvolgimento del sistema di consumo energetico aerobico, applicandoli ai vari sport che utilizzavano questo sistema. Dato che l’applicazione era unicamente rivolta alla corsa, gli atleti coinvolti cominciarono ad annoiarsi e fu così che intorno agli anni ’70, un’insegnante di educazione fisica, Jackie Sorensen, unificò i passi del jogging dando vita ad una nuova disciplina basata su passi e balzi su tutti i piani di movimento a tempo di musica.

Il nuovo programma di allenamento prevedeva una fase di riscaldamento, una fase di lavoro aerobico e successivamente una fase di tonificazione muscolare, il tutto accompagnato dalle note delle più belle canzoni del tempo. Il periodo più fulgido di questa disciplina lo si ha un decennio dopo, negli anni ’80, quando l’attrice Jane Fonda, insieme a molte altre star del tempo, lanciarono questa nuova tendenza di allenamento sui televisori e vhs. L’immediato successo rese questa disciplina gloriosa anche per via dell’elemento “musica”, inserito nei programmi di allenamento nuovi.

La musica, difatti, a un certo ritmo, 120 battiti per minuto (bpm), riesce ad attivare il lobo frontale inferiore, un’area del cervello destinata all’integrazione delle informazioni sensoriali esterne, tra cui anche le informazioni sull’affaticamento. Inoltre, l’esecuzione di movimenti lenti continui ed intensi, permette al praticante di poter scaricare tutto lo stress derivante dalla giornata lavorativa e di potersi dedicare all’esaltazione di qualità fisiche quali l’equilibrio del peso corporeo, la coordinazione neuro-muscolare, l’elasticità osteo-legamentosa, la forza e la resistenza muscolare. Secondariamente, l’attività aerobica si caratterizza per la sua predisposizione a far bruciare calorie e smaltire gli accumuli adiposi.

L’impegno muscolare richiesto in questo tipo di attività si protrae per lungo tempo e dunque la nostra energia non può essere più sufficiente per la richiesta metabolica ed organica dell’organismo. Si ricorre così a dover richiamare lipidi e glucidi (biomolecole) presenti nel muscolo e ad utilizzare l’ossigeno trasportato dal sangue. Una volta che i lipidi presenti nel muscolo vengono a contatto con l’ossigeno iniziano a bruciare producendo energia: questo processo lascia come sostanze di scarto anidride carbonica e acqua, espulsi tramite la respirazione e il sudore.

La ginnastica aerobica offre come tipologie di lezione, il corpo libero o l’allenamento con attrezzi. Le prime si suddividono a loro volta in quattro sottotipi: lezioni a basso impatto (low impact), lezioni ad alto impatto (high impact), lezioni combinate ed interval circuit training.

Le low impact prevedono che l’esecuzione dei gesti motori siano vincolati al terreno con un piede ed eseguiti con la massima ampiezza possibile in relazione a tutti i piani di movimento, con maggiore frequenza nei movimenti degli arti superiori, per ridurre lo stress muscolo-tendineo a carico delle articolazioni di caviglia, ginocchio e colonna vertebrale. Il bacino d’utenza per questa tipologia di allenamento spazia dalle donne in gravidanza fino ai praticanti neofiti, toccando anche i soggetti obesi.

Le high impact, rivolte ad atleti tendenzialmente più esperti, fissano il focus su di un lavoro di saltelli per un tempo minimo di venti minuti  fino alla soglia massima di consumo d’ossigeno. Come si è visto nel tempo però, le classi di allievi poco allenati non riuscivano a raggiungere la soglia di tempo fissata, oltrepassando in pochi minuti la zona allenante, raggiungendo repentinamente l’acidosi lattica ( accumulo di acido lattico nei muscoli con conseguente spossatezza muscolare).

La conseguenza diretta del fatto proviene dunque dalla commistione delle due tipologie di allenamento sopra citate: le lezioni combinate. L’unione fluida e dinamica di passi semplici e complessi e l’uso degli arti superiori nello spazio, permettono all’individuo di portare a termine una lezione stimolante, musicale (che può trasformarsi a volte in Latino-Americano, Cardio-Funk etc) ma soprattutto anti infortunistica, riducendo gli stress a carico delle articolazioni del piede. L’evoluzione della lezione combinate scaturisce nella più alta forma di lavoro aerobico che oggi conosciamo: l’interval circuit training. Questa tecnica, molto in voga negli ultimi anni, prevede moduli di lavoro ad alto impatto da 3 minuti con recuperi attivi di basso impatto da 1 minuto, rapporto 3:1 o 3:3 in alcune variazioni. Si sollecita cosi la soglia anaerobica ad una più alta sopportazione di lattato e tramite il recupero attivo si dà modo alle cellule muscolari di rendere sicura sempre una buona quantità di ossigeno per il metabolismo cellulare.

L’allenamento aerobico con attrezzi, per contro, predilige l’utilizzo di ausili quali step, fitball, slide e spinning ma comunque, qualunque sia la tipologia di allenamento che uno sceglierà, le lezioni porteranno a benefici generali e specifici, incrementando la resistenza respiratoria e migliorando l’impegno cardiocircolatorio. L’onda positiva di questo tipo di attività ha raggiunto risultati molto entusiasmanti: secondo  l’ISTAT, nell’ottobre 2017, si è raggiunto un numero di praticanti di tale disciplina di oltre 5 milioni di persone.

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